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Sabato, 08 Dicembre 2012 22:29

I consumatori halal chiedono rispetto

Alimenti, bevande, farmaci. I fedeli musulmani osservanti devono essere molto attenti a ciò che consumano, per rispettare il comando divino di mangiare solo "ciò che è lecito e puro di quel che è sulla Terra", contenuto nel loro libro sacro, il Corano (sura 'Al-Baqara', versetto 168). Un'attenzione estesa anche ai cosmetici e alle creme per la cura del corpo.

Affinché possano essere usati, tutti questi prodotti devono essere privi di sostanze 'haram', proibite, come la carne di suini (e alcuni altri animali) e l'alcol.

I prodotti, cioè, devono essere 'halal', 'leciti' secondo il codice alimentare islamico. Anche i servizi finanziari e assicurativi devono essere 'leciti', perché la legge sacra dell'islam subordina le attività economiche ad alcuni princìpi etici, come il divieto d'interesse, che sono il fondamento della finanza islamica.

Per orientare i consumatori musulmani negli acquisti sono nati enti di certificazione di qualità halal. Questi organi rilasciano il certificato alle imprese che lo richiedono se i prodotti hanno solo componenti 'lecite' e se la filiera produttiva rispetta le norme religiose evitando 'contaminazioni' (la macellazione, ad esempio, deve avvenire secondo un rituale specifico), o se i servizi bancari e assicurativi offerti rispettano le norme economiche del Corano. Almeno, una parte degli enti lo fa. Un'altra parte fallisce nel suo compito di controllo, in buona fede (non ha competenze religiose e tecniche sufficienti) o in mala fede (approva per i soldi). I fedeli islamici, così, rischiano di violare la parola di Allah, Dio, senza neppure saperlo. Gli enti irregolari sono fra i 25 e i 30 nel nostro Paese, secondo Halal Italy Authority, rappresentante in Italia dell'organo di certificazione Halal International Authority. All'inizo di marzo si è tenuto un incontro internazionale sulla questione, che riguarda l'intera Europa.

C'è anche un problema di reperibilità. In Italia i fedeli dell'islam sono un milione e mezzo, secondo una stima della Caritas. E sono sempre alla ricerca di punti vendita in grado di garantire loro tracciabilità e trasparenza dei prodotti da acquistare, per avere la certezza di rispettare il precetto divino anche quando siedono a tavola o si prendono cura di sé. Tuttavia, secondo l'associazione di tutela dei consumatori musulmani Halal Consumers, nella Penisola non è sempre facile soddisfare questa esigenza. I consumatori di prodotti halal (quattro milioni, secondo Halal Italy Authority), spesso fanno fatica a trovare i prodotti e ancor di più a consumarli. Le difficoltà maggiori, riporta l'associazione, sono incontrate soprattutto dai bambini, dagli studenti universitari e dai pazienti ricoverati negli ospedali pubblici e privati; le mense non garantiscono loro menù tipici halal, quindi sono costretti a mangiare quasi sempre pasta scondita e formaggio. Stesso problema nei ristoranti: questi solo raramente offrono menù adatti ai clienti di religione islamica, che quindi si trovano loro malgrado confinati alla pizza o al pesce. Queste limitazioni, osserva Halal Consumers, "ormai non sono più tollerate dalla comunità musulmana residente in Italia in nome dell'integrazione sociale e culturale".

Questi problemi sono stati in agenda nel primo convegno europeo di Halal Consumers, tenutosi a Milano il 3 marzo. Promotrice dell’evento è stata la sua presidente, Basma Farrag. L'associazione difende i consumatori musulmani individuandone i bisogni e le esigenze e promuovendo iniziative sociali ed economiche affinché questi siano soddisfatti, sostenendo in tal modo anche l'integrazione sociale. Alla manifestazione hanno preso parte 400 consumatori, uomini, donne e nuclei familiari, per capire, approfondire e lanciare nuove proposte di tutela. I partecipanti si sono anche potuti confrontare con alcuni dei massimi esperti mondiali di certificazione e gestione della qualità halal: gli sceicchi Faiz El Shahry,dell’Arabia Saudita, e Shaed El Shahry, direttore della filiale italiana dell’Authority Shari’ya mondiale dell’Halal.

L'elevato numero di domande rivolte agli esperti ha evidenziato la partecipazione attiva dei consumatori, desiderosi di un cambiamento per veder soddisfatte le proprie necessità. Un interesse particolare è stato mostrato dai giovani musulmani; un gruppo di questi, infatti, presto creerà una sezione 'junior' di Halal Consumers per sensibilizzazione le nuove generazioni ad avviare progetti in sostegno dei consumatori. L’organizzazione opererà a livello regionale e avrà il ruolo di portavoce per tutti i bisogni dei fedeli islamici.

Per parte sua, Halal Consumers a breve avvierà alcune iniziative di tutela. In primo luogo istituirà un dipartimento di controllo e sorveglianza incaricato di accertare la trasparenza del mercato Halal. L’associazione intende raggiungere questo obiettivo attraverso un dialogo continuo con le aziende già titolari del certificato di qualità e con quelle che vorranno richiederlo. A loro saranno dedicati percorsi di formazione e informazione affinché siano sempre aggiornate sulle nuove normative e disposizioni in materia di halal a livello europeo e mondiale. Infine, Halal Consumers attiverà un numero verde grazie al quale i consumatori potranno segnalare frodi commerciali e irregolarità al momento dell’acquisto dei prodotti. Le segnalazioni saranno esaminate dall’ufficio legale dell'associazione, che valuterà i singoli casi avviando, se necessario, azioni legali in sede civile o penale.