Media

Lunedì, 08 Agosto 2011 21:57

Halal Italy, certificazioni di qualità Cibi "leciti" non solo per veri fedeli

In Italia è sempre più difficile trovare ristoranti o negozianti che offrano un menù Halal (parola araba che definisce tutto ciò che è lecito). Per questo Halal Italy ha presentato due nuove iniziative al fine di promuovere nuovi prodotti adatti ai consumi delle famiglie islamiche italiane

C'è molta più attenzione, in Italia e nel mondo, per il cibo kosher, preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche che per quello halah, cioè "lecito",  parola araba che definisce tutto ciò che è permesso secondo l'Islam in contrasto a cSharif Lorenziniiò che è haram (proibito) spaziando dalla tavola al comportamento, dall'abbigliamento al modo di esprimersi. Eppure i musulmani che vivono soltanto in Europa sono 35 milioni e 4 quelli residenti stabilmente in Italia, immigrati o nativi di prima o seconda generazione.

Difficile trovare nel nostro Paese ristoranti o menu halal, come avviene in Germania, in Belgio o in Francia, e tantomeno appositi scaffali nei supermercati con prodotti di purezza assoluta. La spinta è stata finora frenata in Italia, nonostante l'interesse della grande distribuzione, non da un problema di costi ma dalla difficoltà di garantire una certificazione uniforme e affidabile. Ricordiamo come la notizia della recente messa in commercio della prima mozzarella di bufala campana halal (fatta con caglio vegetale) abbia avuto una larghissima eco nei media.

Halal per un'Europa solidale
Halal Italy, l'unico organismo italiano aderente all'Ihi (International Halal integrity alliance), il più importante ente internazionale di certificazione, ha organizzato a Roma un convegno sulle potenzialità economiche di questo segmento dell'agroalimentare. Sono i numeri che muovono i mercati, come ha sottolineato il presidente Sharif Lorenzini (nella foto in alto) che ha presentato due nuove iniziative destinate alle aziende italiane, insieme a Vincenzo Menna dell’Aiccre, organismo che promuove i poteri locali per costruire insieme un'Europa solidale e Peppino Abbati dell'Aitef, l'Associazione italiana tutela emigrati e famiglie.

«Il giro d'affari dei prodotti halal - sottolinea Lorenzini - che coinvolge altri settori come il cosmetico, il farmaceutico, i trasporti, la logistica, la distribuzione, i servizi, il turismo, l'edilizia, gli arredi e l'industria meccanica, cresce ogni anno nel mondo del 20%. Le nostre imprese, certificando la purezza e l'aderenza ai dettami religiosi dei loro prodotti ai consumatori musulmani (due miliardi nel mondo) possono portare il made in Italy nei paesi emergenti di fede islamica e in Medio Oriente, nel Golfo Persico e nell'Est Asiatico. Da noi manca ancora la consapevolezza - ribadisce Lorenzini - delle opportunità offerte da una richiesta in crescita. Senza adeguata cerificazione e garazia di purezza con totale tracciabilità le aziende non sono ancora in grado di onorarla».

Certificazione dei prodotti
Certificare vuol dire garantire genuinità, salubrità, assenza di additivi vietati, dare certezza che le carni vengano da animali uccisi secondo il rito prescritto, controllare che le gelatine presenti in molti alimenti, caramelle e non solo non vengano dal proibitissimo maiale, che i coloranti usati nelle bibite, come nelle stoffe, non vengano da insetti come la cocciniglia, usata da secoli per il rosso carminio. A offrire occasioni da non perdere sono anche i crescenti flussi turistici islamici nel nostro Paese, e se consumo vuol dire sviluppo e ricchezza, possono esserci sia in entrata con i visitatori osservanti delle regole dell'Islam, che in uscita con l'export delle merci garantite halal.

Halal Italy club e Halal Italy union
Per spingere i produttori grandi e piccoli a fare sistema dotandosi di certificazione sono state create due iniziative: Halal Italy Club ed Halal Italy Union. La prima vuole promuovere il know how tra le aziende senza trascurare i territori di cui sono parte integrante. Anche le bellezze culturali e ambientali se messe a sistema possono garantire reddito. Il marchio Hic sarà diffuso attraverso i media e i canali internet, oltre che con iniziative specifiche ed eventi e potrà avere immediata visibilità e riconoscimento a livello internazionale.

Attraverso Halal Italy Union invece gli operatori aderendo e associandosi al progetto potranno muoversi in sinergia per penetrare mercati lontani, non sempre comprensibili. Sono due iniziative tese a promuovere un nuovo modo di fare impresa, complementare ed integrativo a quello tradizionale, diretto a una importanti categorie di consumatori con potere e volume d’acquisto non di poco conto in territorio nazionale, europeo ed internazionale. La certificazione (www.halalitaly.org) è garanzia di qualità, genuinità e sicurezza per i musulmani che desiderano consumare i prodotti «leciti». 

Kabir HossainÈ necessario, quindi, incentivare questi processi di internazionalizzazione che prevedono il coinvolgimento di personale adeguato e preparato a sostenere un approccio di international marketing rivolto ad un'utenza culturalmente differente. Pertanto se si vuole puntare verso nuovi mercati, considerando che soltanto il settore agroalimentare movimenta 500 miliardi annui di euro in tutto il mondo, è necessario secondo Lorenzini conoscere e comprendere questa nuove realtà.

Ma se un musulmano deve acquistare necessariamente prodotti certificati halal, per i non credenti può essere una scelta, e la purezza garantita di un alimento - che comunque è sempre più che biologico - può essere un valore aggiunto condivisibile. Dopo il convegno niente di meglio di una dimostrazione sul campo. Kabir Hossain (nella foto in basso)chef bengalese  da 20 anni a Roma ai premiati fornelli del ristorante pariolino Il Ceppo ha preparato per il pubblico romano un menu halal di alta cucina: Cannolo di sfoglia croccante con ricotta e verdure,Sorbetto aal'acqua di pomodoro e pesto al basilico, Pappardelle ripiene di funghi, Costolette di agnello e Sorbetto e frutta grigliata. Da bere dell'ottima bira a Zero alcol, fermentata a bassa temperatura. Tutto buonissimo e, ovviamente, "lecito".