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Venerdì, 01 Aprile 2011 18:04

Halal Italy, qualità islamica come scelta strategica

I recenti eventi libici scuotono l’opinione pubblica richiamando l’attenzione sul Medio Oriente mentre si apre il dibattito sulle popolazioni musulmane. E, con questo, cresce la consapevolezza delle  ifferenze dovute a credo religioso,usi e costumi che,se superate, potrebbero accrescere la comprensione di dinamiche differenti da quelle cui siamo soliti, migliorando al contempo la capacità del sistema italiano di accogliere i consumatori e i turisti musulmani:

questa tipologia di consumatore richiede infatti  rodotti  realizzati nel pieno rispetto dei precetti islamici. Promotrice di progetti ambiziosi è la Puglia,regione in cui si registra una crescente presenza di immigrati ma anche di cittadini italiani che celgono di convertirsi all’Islam, tanto che Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo, alla cultura e al turismo della regione Puglia, propone un approfondimento degli aspetti culturali mettendo in contatto gli operatori del settore con i turisti musulmani per creare un’offerta ad hoc, fruibile anche dai residenti sul territorio.

 

Un’offerta che deve necessariamente essere conforme alla certificazione ‘Halal’, favorendo così i  apporti commerciali e turistici tra i due Paesi. E’ con queste prospettive che si è svolto a Bari il convegno ‘Halal Italy, un’opportunità per conquistare i mercati emergenti’, un incontro organizzato proprio da Halal Italy Authority, l’unico organo ufficiale di certificazione di qualità Halal - attenzione alle contraffazioni  che opera in Italia in rappresentanza della Halal International Authority, autorità internazionale di certificazione islamica riconosciuta da organizzazioni governative, associazioni deiconsumatori, autorità e rappresentanze religiose dell’Islam nel mondo. La certificazione Halal Italy, che copre tutti i settori economici, da quello agroalimentare al turismo e alla distribuzione, parte dal presupposto che ogni musulmano deve avere la possibilità di acquistare un vero prodotto Halal, non soltanto una denominazione.

 

E per le imprese italiane diventa una scelta strategica in quanto si rivolge a 2 miliardi di nuovi  onsumatori nel  mondo, con un giro d’affari di 500 miliardi di euro. In Europa il mercato dei prodotti Halal vale potenzialmente 54 miliardi di euro, di cui 5 miliardi in Italia. Tra i principali prodotti  igurano la carne e persino i salumi, diretti a immigrati o turisti in Occidente.

 

A titolo d’esempio,il primo fast food Halal è stato inaugurato non a caso a Parigi, considerando che la Francia conta quasi 10 musulmani ogni 100 abitanti, mentre le catene di ipermercati francesi ormai si contendono i consumatori musulmani. Dal 2011 la Camera di Commercio di Bruxelles ha invece certificato Halal le camere d’albergo per ospiti musulmani, dove nei minibar non si trovano alcolici né carne di maiale, ma sono presenti un Corano e un tappeto per la preghiera. E in Belgio le scuole e gli ospedali dei quartieri a maggiore densità di immigrati musulmani servono piatti Halal. È anche questione di rispetto delle tradizioni e dimostrazione di sensibilità nell’accoglienza.

In Italia i consumatori  Halal si concentrano in Toscana e nelle grandi città dove possono trovare, per esempio, macellerie islamiche che assicurano un metodo di lavorazione della carne halal. Secondo le stime, nel prossimo decennio i consumatori Halal dovrebbero aumentare del 20-25% grazie al  aggiorepotere d’acquisto delle comunità musulmane in Europa ma anche all’immagine ‘sana’ di cui godono i prodotti così certificati, che attirano consumatori a prescindere dal credo religioso.

 

“Halal è sinonimo di garanzia, genuinità, tracciabilità e trasparenza – ha dichiarato Sharif Lorenzini, presidente Italia Halal Italy Authority, nel corso del recente convegno di Bari -. La tracciabilità, che conta per il 70-80% del percorso, deve essere riferita all’intera filiera, dal campo alla tavola. Il  rogetto futuro è di costruire piattaforme logistiche certificate per eliminare qualsiasi contaminazione incrociata o ambientale. Il consumatore Halal ricerca costantemente una serie di prodotti  certificati, alimentari e non, rivolgendosi a strutture turistiche attrezzate per renderle mete allettanti abbattendo barriere culturali ed economiche.” Al termine dell’incontro è stata proposta una cena tipica in  asseria

a cura di una brigata di cucina diretta dallo chef musulmano Kabir Hossain utilizzando sclusivamente prodotti  certificati Halal: i salumi e il pesce marinato Halal di Bernardini Gastone nonché la carne lavorata dall’azienda Siciliani Industria Lavorazione Carne, accompagnati dallo spumante senza alcool Lida Diva della Cantina Colonnara e dalla Drive Beer con 0.0% Beer Halal. Nella religione  slamica sono infatti vietate le sostanze inebrianti ma non la frutta, e quindi il succo di uva o di malto, non fermentati, vere e proprie novità che vengono apprezzate dal musulmano dando spunto a  nteressanti opportunità economiche.