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Martedì, 15 Aprile 2014 08:38

Finanza islamica in Italia: se si chiude una porta, si può aprire un portone!

Molti, anche non addetti ai lavori, hanno iniziato a prendere coscienza di alcuni precetti che regolano la struttura dell'economia islamica. Basta fare una ricerca veloce su internet per entrare in contatto coi termini di riba, di profit and loss sharing o di zakat e cercare di comprenderne l'approccio diverso che la finanza islamica ha se confrontata con la finanza convenzionale.

C'è  naturalmente un fascino concettuale che si presta a interpretazioni, ma anche una necessità, sempre più stringente visto il numero di musulmani praticanti e i flussi migratori degli ultimi decenni, che la dottrina si tramuti in pratica, soprattutto bancaria, di tutti i giorni.

Alcuni istituti finanziari hanno messo in piedi nel tempo le cosiddette islamic windows, ovvero unità preposte a offrire prodotti Sharia compliant al pubblico di fede musulmana da affiancare alla normale operatività retail della banca.  Esperimenti che sono stati messi in atto dai colossi bancari principali, quelli con vocazione internazionale che hanno capito da subito la necessità di andare incontro ad esigenze nuove.

Molte banche convenzionali hanno iniziato a proporre prodotti per i loro clienti musulmani, tra queste spiccano Chase Manhattanan, City Bank, Anz Grindlays, Kleinwort Benson, Union bank della Svizzera, Abc International, Arab banking corporation, National bank of Kuwait, Saudi British bank, National commercial bank e Riyadh bank dell'Arabia Saudita. In Gran Bretagna, dove la finanza islamica è ben accetta,  opera Hsbc che conduce da anni operazioni per la comunità islamica vantando filiali in Bahrein, Libano, Egitto e Oman.

In Italia l'offerta potrebbe arrivare con l'insediamento di una filiale di banca islamica con sede principale all'estero, con la creazione di  islamic windows da parte delle banche nostrane o con l'istituzione di fondi comuni d'investimento islamici.

 In Italia, tranne qualche episodio sporadico, nessun istituto ha pensato al momento di offrire qualcosa di simile e il dialogo tra Abi e Ubae è ancora fermo tra mille burocrazie.  Fuori dai palazzi, il mondo cambia, le tecnologie vanno veloci, l’economia del Vecchio Continente arranca e quella dei Paesi di fede musulmana, spesso coincidenti con i paesi esportatori di petrolio, cresce con un trend a due cifre grazie all’internazionalizzazione di molti operatori e alla necessità di investire fuori dai mercati domestici gran parte della ricchezza accumulata. 

L’Italia ha avuto storicamente un ruolo importante nell’area mediterranea e quanto mai oggi può ambire, grazie anche alla posizione geografica favorevole,  a divenire hub di riferimento per le popolazioni dell’Africa sud-sahariana e del Medio Oriente.  Per tale motivo l’impegno deve essere quello di armonizzare i prodotti, rendere fruibili prodotti finanziari anche per i praticanti musulmani che oggi nel Belpaese sono quasi due milioni di unità ed essere terreno appetibile per gli investitori stranieri.

Per recuperare il tempo perso, l’offerta  potrebbe essere  inizialmente concentrata su prodotti  base quali i conti correnti e mutui immobiliari rispettando appieno il divieto di riba, pilastro dell’economia islamica.

Nell'assunto del divieto di interessi che impatta la remunerazione di un conto corrente classico  e di un comune mutuo immobiliare, sta ad esempio una prima e pratica differenza col sistema economico che noi conosciamo.

Se pensiamo ai depositi, lato provvista non è esclusa la possibilità che il contratto di deposito si perfezioni senza la previsione di un interesse; lato impiego fondi, la difficoltà della mancata previsione di interessi a fronte dei rischi assunti dalla banca è superabile . I conti correnti senza riconoscimento di interessi possono essere sostituiti da altri benefit concessi al correntista come qualche istituto sta sperimentando. La banca premia i correntisti con una serie di convenzioni che attirano la fascia giovane della clientela, sempre più restia nei confronti del mondo bancario.

Per i mutui potrebbe essere importato in Italia il piano Manzil per l'acquisto della casa promosso con successo dall' Islamic investment banking Unit, parte dell'United bank of Kuwait, fondata a Londra nel 1996 per gestire gli interessi del Kuwait all'estero, che dal 2000 ha cambiato la denominazione in Ahli United bank.  Nel caso del mark up generato dal prezzo di riacquisto che il cliente paga alla banca per l'immobile è  possibile pensare alla deducibilità degli interessi ai fini delle imposte sui redditi per il cliente e alla diversa qualificazione ai fini irap per la banca.

Se pensiamo al caso italiano esistono ad esempio i mutui concessi alle società controllate nell'ambito di un gruppo senza applicazione di interessi attivi sulla somma data in prestito o ancora vale citare l'articolo 1815 del codice civile che cosi recita " il mutuatario è  sempre tenuto alla corresponsione degli interessi al mutuante, salva diversa volontà delle parti".

Altro discorso vale per il pls system che prevede che la banca diventi parte attiva del processo imprenditoriale e condivida il rischio con l'imprenditore senza che questi ipotechi beni reali.

Il “pls system”  nel nostro ordinamento è  incompatibile col principio della separatezza dell'attività bancaria con quella dell'impresa industriale finanziata (art 19 TU), mentre non ci sono limiti nell'ammettere forme contrattuali come l'Ijara, la murabaha, etc.

I fondi comuni potrebbero invece essere presi in considerazione. I risparmiatori sottoscriverebbero  quote con remunerazione correlata alla performance degli investimenti effettuati dal fondo senza conoscere a priori l’ammontare delle cedole.

La finanza islamica rovescia il concetto di interesse visto come ingiustificato arricchimento e lega la remunerazione del prestito ai benefici che il cliente riceve mentre nel caso del profit and loss sharing la banca è parte attiva del processo economico. Ne deriva una visione economica rovesciata rispetto alla finanza convenzionale,  ma che può convivere e contribuire ad una moral suasion di un settore che negli ultimi decenni ha forse perso lo scopo per cui era stato messo in piedi.

Santovito Luigi