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Martedì, 22 Aprile 2014 10:43

LO SHARIA BOARD: Un comitato etico di natura religiosa

Le attinenze tra finanza islamica e finanza etica riguardano in primis l'equità dei contratti, dei comportamenti da seguire, la compartecipazione dei risultati e il divieto di sostenere pratiche speculative. Accanto alle caratteristiche appena citate, un interesse particolare è concentrato sulla presenza dello Sharia supervisory board, organo solitamente composto da pochi studiosi del diritto e della religione islamica che ha il compito di certificare che l' attività della banca sia sempre conforme alla legge coranica e alla Sharia e che, negli istituti finanziari islamici, affianca l’assemblea degli azionisti, il consiglio d’amministrazione e il top management e che, per certi versi, appare molto similare al comitato etico che si è diffuso nell’economia occidentale a seguito del boom della finanza sostenibile. Quest'ultimo infatti vigila sull'attività bancaria convenzionale perchè rispetti i diritti di tutti gli stakeholder minimizzando i possibili conflitti di interesse. Ha spesso funzioni consultive, è per lo più composto da membri interni al gruppo, ma può avvalersi di figure esterne per l'analisi di problematiche specifiche.

Lo Sharia board ha anche funzione consultive, ma soprattutto di audit e controllo, ha natura indipendente e può essere considerato a tutti gli effetti il reggente della governance dell'istituto finanziario islamico. Emette fatwas (sentenze) sul lancio di nuovi prodotti o operazioni e informa il pubblico di ciò che è da ritenersi halal o haram. Tutte le istituzioni finanziarie che offrono prodotti conformi alla Sharia hanno tipicamente un consiglio di sorveglianza denominato appunto shari'ah board ( o come condizione minima un consulente) composto da esperti di qualifiche ( si tratta dei cosiddetti esperti religiosi). Lo shari'ah board ha il compito di revisionare e approvare le pratiche e attività per renderle permesse dalla legge coranica. Tali competenze, nel mondo islamico, sono una garanzia e aumentano l'attrattività da parte degli investitori. I principi su cui si basa la finanza islamica sono soggetti a interpretazione ( ci sono 4 scuole di pensiero a tal proposito) e spesso capita che gli shari'ah scholars, gli esperti di fiqh, la giurisprudenza islamica, non siano in sintonia e quello che è lecito in un Paese non lo è magari in un altro. In questo caso si tratta di interpretare non solo i pilastri della finanza islamica come la proibizione dell'interesse, il divieto dell'incertezza, gli investimenti etici, il profit and loss sharing o l'asset backing, ma come considerare i paletti che considerano un'impresa investibile. .

Nell'intenzione di standardizzare i processi, a supporto dei vari Sharia board, sono stati istituiti l'Ifsb (islamic financial services board) che rilascia norme sulla supervisione e l'Aaoifi (accounting and auditing organization for islamic financial institutions) che rilascia standard internazionali in merito alla contabilità, alla revisione, alla corporate governance, principi molto simili ai nostri principi contabili ias/ifrs. Le istituzioni finanziarie non islamiche possono richiedere una certificazione (una fatwa) per proporre i loro prodotti. Si tratta di un benestare da parte di un esperto dottore della dottrina islamica riconosciuto all'interno delle scuole islamiche come è accaduto per il lancio del sukuk da parte della società.

Gli “sharia scholars” che compongono i board sono garanti non solo del funzionamento corretto dell'attività bancaria, ma punto di riferimento e quindi  elemento di difesa della reputazione nei confronti della clientela. In giro per il mondo ci sono vari Sharia scholars che esprimono spesso sentenze discordanti, frutto di opinioni personali, influenze culturali, ecc. A tal proposito ci si sta ancora interrogando per capire se queste divergenze interpretative siano uno ostacolo o una ricchezza per l'economia islamica. Sicuramente il ruolo del board ha fatto da argine alla crisi che negli ultimi anni ha investito centinaia di istituti finanziari nel mondo occidentale.

Il ruolo di assicuratori della compliance di ogni singola scelta finanziaria fatta dal board può essere ben replicato nell'economia occidentale pensando ad un organo che ex ante verifichi che il servizio o prodotto in fase di lancio siano eticamente orientati. Le scelte effettuate dal board naturalmente non sono sempre ben accette dal management e spesso innescano scontri interni che però permettono di erigere una barriera importante contro cali reputazionali a cui tutti i soggetti istituzionali sono ormai sottoposti. 

Santovito Luigi