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L'Agenzia di sviluppo della CCIAA di Chieti promuove - per prima in regione - una giornata per conoscere gli strumenti necessari e le modalità di approccio dei consumatori musulmani, che sono due miliardi nel mondo.

Il turismo è da sempre un motore propulsivo dell'economia, tutte i paesi predispongono campagne ad hoc per attirare visitatori, i tour operator cercano sempre di anticipare il mercando individuando nuove mete e nuovi target.

La religione, per una buona parte del mondo, indica pure il comportamento da seguire lontano da casa e influenza la natura del viaggio. Per i musulmani esiste un vero e proprio codice di comportamento da seguire e ricercare lontano da casa, prescritto dalle leggi coraniche e da intendere halal, cioè permesso.

Molti, anche non addetti ai lavori, hanno iniziato a prendere coscienza di alcuni precetti che regolano la struttura dell'economia islamica. Basta fare una ricerca veloce su internet per entrare in contatto coi termini di riba, di profit and loss sharing o di zakat e cercare di comprenderne l'approccio diverso che la finanza islamica ha se confrontata con la finanza convenzionale.

L'Agenzia di sviluppo della CCIAA di Chieti promuove una giornata per conoscere gli strumenti necessari e le modalità di approccio dei consumatori musulmani, che sono due miliardi nel mondo”. 

Gli aspetti tecnici per ottenere la “certificazione Halal” - che garantisce la  realizzazione di prodotti secondo i principi e i metodi di lavorazione conformi alla religione islamica – sono al centro del seminario promosso dall'Agenzia di sviluppo della CCIAA di Chieti.

 

Un mercato potenziale da 5 miliardi di euro l’anno, in continuo sviluppo: potrebbe essere questo il prossimo sbocco dei prodotti cento per cento italiani purché in linea con i precetti della Sharia. Si tratta del Made in Italy Halal, una combinazione a prima vista un po' anomala che, superato lo spaesamento iniziale, può riservare non poche sorprese alle aziende nostrane.